30 aprile 2015

Islam in Europa. C'è da aver paura?

"Islam in Europa. C'è da aver paura?". Il testo è tratto dalla lezione di Stefano Allievi al convegno promosso da le Acli nazionali – Dipartimento Internazionale Funzione Studi e Ricerche a Roma il 23 aprile in collaborazione con FAI, Patronato Acli ed Ipsia. Testo scritto da Fabio Pipinato e non rivisto dall'autore. 

All'inizio “erano tutti marocchini”. Quelli della prima generazione per trent'anni sognavano di tornare a casa loro ove avevano già acquistato un campo, un appartamento perseguendo il sogno del ritorno. Senza accorgersi che i loro figli – seconda generazione – manco per le ferie volevano andare oltremare. Preferivano passare l'estate con la fidanzata italiana. Ma fu solo nel 1973 che tutti questi lavoratori immigrati da decenni scoprirono d'essere islamici. A causa dello shock petrolifero vennero licenziati in primis gli immigrati. Fino ad allora v'era vera libertà di circolazione; si andava e veniva dal paese d'origine. Per gli imprenditori italiani era quasi meglio se si ricongiungevano con le loro famiglie e bambini. I lavoratori immigrati erano così meno nervosi; più tranquilli.
Risale a quell'anno la crescita dei movimenti xenofobi in Europa. Una parte minoritaria di neodisoccupati è tornata indietro ma la maggioranza è rimasta. Cosa accade? Che il maschio, ormai privo di lavoro, ha “tirato fuori l'Islam” dalla valigia. In tutta Europa v'è stato un boom di sale di preghiera / scuole coraniche / catechismo. Insomma, cause non religiose hanno provocato risposte religiose. Ecco che i disoccupati si autotassarono per costruire luoghi identitari. La media europea era attorno al 4,5% con picchi pari al 7% in Francia.
Ma, attenzione, l'Islam non nacque con Maometto e nemmeno con la rivelazione. Nacque il 621 d.C. con la migrazione. Maometto era a capo di una setta che sino ad allora fu poco influente. A Medina lo chiamarono e gli dissero: “tu hai fama di uomo saggio; vieni a governarci, perché ci stiamo ammazzando”. E così fu; diventò giudice, governatore e capo militare.
La Shari'a è un'enormità di cose; una biblioteca e non un solo libro e presuppone che i mussulmani abbiano il governo; siano maggioranza. L'Islam, in sintesi, si divide in quattro scuole ortodosse ma non in Europa ove tutto si mescola.
La comunità è una cosa seria per i mussulmani. In Europa si trovano in moschea persone di diverse nazionalità, si vestono in maniera diversa, circoncidono ad età diversa. Insomma, sentono parte di una storia in maniera diversa. Lo scoprono in Europa che esistono cinquanta tipi di Islam tant'è che vi sono anche degli aneddoti divertenti riguardo sia il pluriverso dell' Islam che il pluriverso della lingua araba. Ve ne racconto uno: “Gli arabi nelle riunioni per organizzare la resistenza alla Francia coloniale tentarono più volte di parlare l'arabo ma viste le troppe sfaccettature optarono per la lingua francese: l'unica che gli accomunasse veramente tutti”. 
Oggi siamo alla terza generazione e c'è un discreto bilanciamento di genere nella presenza islamica in Europa. Ma la secolarizzazione ha iniziato già con la seconda generazione mentre nella terza è veramente una minoranza che frequenta il luogo di culto. Talvolta, in questa minoranza, sono presenti figli/e molto religiosi/e anche in contrapposizione ai propri genitori ed in continuità con i nonni creando conflitti non sempre facile da gestire.
Poi vi sono le “identità reattive”; sia tra i cattolici che tra i mussulmani. Un Calderoli che si sposa con rito celtico e scopre poi strumentalmente di essere cristiano od una Fallacci che ad un tratto ama il suono delle campane sono solo un paio di esempi. Detto questo i partiti antislamici sono in crescita in tutta Europa.
A proposito di contraddizioni l'Austria è il paese che più ha integrato le diverse religioni grazie all'ora di religione diversificata. Nonostante questo la Carinzia ha inserito divieti a moschee e minareti rispondendo a conflitti visceranti che vedono passeggiate con maialino. Anche in Italia ed a Lodi in particolare è stata sparsa “urina di porco padano” perché i maiali marcano il territorio. Il minareto è un segno di potenza come il campanile e non è un caso che nella guerra di Bosnia siano stati abbattuti più di 800 tra minareti e campanili. D'altronde questo ergersi verso l'alto coinvolge tutto il pianeta basti pensare alla corsa delle città mondiali ad avere il grattacielo più alto. Qui Freud avrebbe qualcosa da dire.
Il referendum in Svizzera ha vinto in tutti i cantoni a parte le quattro città metropoli ove aperte. Quel referendum poteva vincere in tutta Europa ma per fortuna riguarda i diritti fondamentali ed è, quindi, inapplicabile. Le moschee sono oggetti transizionali che aiutano l'interazione.  Il problema vero è che l'Europa è diventata immensamente plurale. Le nostre Costituzioni sono state scritte quando eravamo nazioni omogenee; anche dal punto di vista religioso. Per l'Europa, questo pluralismo, è una novità storica... a differenza degli USA ove si possono vedere diverse chiese di diverse confessioni in fila sulla stessa via.
Oggi non dobbiamo avere paura delle moschee perché tutti coloro che si arruolano nelle organizzazioni terroristiche oggi lo fanno via internet e non via moschea. Chi teorizza che l'Isis è una lunga mano dell'Occidente non sa cosa dice. E' un po' come le BR – Brigate Rosse che immaginavano il “grande regista delle multinazionali” oppure “l'11 settembre voluto dagli ebrei”... sono balle che inquietano.
Le BR sono state vinte quando a sinistra si è smesso di dire che erano solo infiltrati fascisti. Si è smesso di dire che erano solo "sono compagni che sbagliano". E si è detto: "sono assassini". Sono state vinte anche con la repressione ma anche con una battaglia culturale interna. I musulmani non possono dire "non c'entro" con l'Islam. Così come la riflessione di sinistra degli anni 70 non poteva dire di non c'entrare con le Brigate Rosse.
Chi parte dall'Europa verso teatri di guerra parte perché pensa di fare una cosa positiva. Le religioni contano ancora; danno un senso, soprattutto durante le crisi economiche. L'Islam è l'occidente dell'oriente. Islam, ebraismo e cristianesimo sono figli della stessa storia. Tutte nate in uno sputo di terra. Gli islamici di Roma, prima di aprire le loro macellerie, andavano nel ghetto a comprar la carne.
Come sortirne?
Se in Italia, per esempio, si andasse oltre l'ora di religione – che peraltro non salda alcuna fede – per approdare all' “ora delle religioni” più dignitosa sarebbe già un passo in avanti. E' da dentro il mondo cattolico che deve nascere una protesta.
Sapere che i terroristi usano bene la comunicazione via social. Youtube piace ai ragazzi delle superiori ove fanno adepti. Importante è non divulgare video violenti. Quello che è nuovo dell'Isis non è che sgozzino le persone. E' che ci fanno sopra teatro, comunicazione. E lo fanno con molta professionalità.
La Germania ha fondato 5 facoltà di studi islamici finanziati dallo Stato... accanto alle facoltà di studi cristiani o facoltà ebraiche. Ciò favorisce la Teologia islamica europea contestualizzata che è nonviolenta tenendo debitamente a distanza, almeno sul piano culturale, ogni forma di violenza. Il terrorismo, infatti, va combattuto tramite un percorso d'integrazione.
In Europa ci sono dei valori universali e sono molte le persone che vengono qui per la libertà. C'è un fascino europeo per questi diritti. Il populismo che purtroppo dilaga in Europa non ha un progetto politico o una visione politica. Ma noi abbiamo il compito morale di salvare l'anima dell'Europa che ci ha garantito 70 anni di pace e di stabilità.