15 marzo 2011

Fratelli d'Italia, missionari del mondo


(Italia) - In questi giorni nel nostro Paese si susseguono gli eventi nelle varie città per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Una memoria storica d’inestimabile valore su cui riteniamo sia pertinente e salutare riflettere anche in una prospettiva missionaria. D’altronde, come ha ricordato lo stesso Capo dello Stato «I festeggiamenti per l’Unità d’Italia non sono tempo perso e denaro sprecato, ma fanno tutt’uno con l’impegno a lavorare per la soluzione dei problemi oggi aperti davanti a noi». Una prospettiva condivisa anche dal presidente della Conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco il quale ha auspicato che «l’Unità d’Italia sia un tesoro nel cuore di tutti e di ciascuno, un tesoro a cui tutti vogliamo contribuire, anche in modo diverso, con convinzione che appartiene a tutti». Sta di fatto che queste celebrazioni patriottiche, hanno innescato un vivace e a tratti turbolento dibattito politico. Contrapposizioni, francamente, disdicevoli che richiamano alla mente quelle del passato tra Guelfi e Ghibellini, quasi vi fosse una tendenza istintiva a polemizzare sempre e comunque, anche a costo di litigare. Eppure, di ragioni per riflettere sul proprio passato, guardando al futuro con speranza, ve ne sono a dismisura. Alle spalle, infatti, abbiamo un secolo e mezzo durante il quale il nostro Paese è mutato profondamente: a partire dai i propri modelli di riferimento culturali, superando ripetutamente momenti di crisi. Ma proprio perché le difficoltà costituiscono per la società, sempre e comunque, un’occasione di rilancio, l’Italia è riuscita a conquistare un posto di primo piano nel panorama internazionale. E in questo contesto, i nostri missionari rappresentano davvero il “fiore all’occhiello” di una nazione che oggi, grazie anche a loro, è inserita a pieno titolo nel grande “villaggio globale”. Sono uomini e donne che hanno fatto la scelta degli ultimi, testimoniando, anche a costo della vita, il precetto della carità. Il loro “andaresulle strade del mondo, come araldi del Vangelo, è un segno eloquente di quella fraternità universale che non conosce confini. Essi ci insegnano che il patriottismo, sotto le vestigia del tricolore, non può essere disgiunto da quella sfera valoriale protesa all’affermazione del “Bene Comune” dei popoli. In questo mese ricorre anche la celebrazione della Giornata in memoria dei missionari martiri, e come non andare con il pensiero ai tanti missionari italiani morti negli ultimi anni per causa del Vangelo?
Vogliamo ricordare i loro nomi: monsignor Luigi Padovese, don Ruggero Ruvoletto, Padre Giuseppe Bertaina, don Andrea Santoro, Annalena Tonelli, Giuliano Berizzi, padre Raffaele di Bari, padre Luciano Fulvi, monsignor Luigi Locati, monsignor Bruno Baldacci, suor Leonella Sgarbati, suor Floriana Tirelli, suor Gina Simionato, padre Angelo Redaelli, don Giuseppe Bessone, padre Pietro De Franceschi, padre Mario Bianco, padre Nazareno Panciotti, padre Taddeo Gabrieli, padre Faustino Gazziero, padre Mario Mantovani, fra Antonio Bargiggia, padre Celestino Digiovambattista, padre Michele D’Annucci.
Missionari italiani, che con la loro testimonianza, ci esortano oggi a dedicare la nostra vita come continua e gratuita offerta di amore a Dio e al nostro prossimo. Anche a loro va il nostro ricordo e il nostro grazie.

Nessun commento:

Posta un commento